Il restauro delle lastre fotografiche
I negativi in vetro: restauro e conservazione
Petra Juliane Wagner
I negativi su lastra di vetro alla gelatina al bromuro d’argento, rotti e incrinati, oggetto dell’intervento di conservazione e restauro, sono stati consegnati raccolti all’interno di buste prestampate; talvolta i frammenti delle lastre apparivano racchiusi in ritagli di giornale e/o accompagnati dalle relative stampe in positivo.
Ciascun negativo è stato dunque estratto con cautela dalla busta di appartenenza, documentato fotograficamente e descritto accuratamente nella scheda di restauro evidenziando le tipologie di danno riscontrate e riportando le metodologie di restauro impiegate.
Si è trattato di un lavoro impegnativo che ha consentito il “salvataggio” e la conservazione di opere così preziose, che vengono restituite a un’adeguata possibilità di fruizione.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
I graffi del tempo. Finalità e metodo nel progetto di restauro
Patricia Olivo
Le 481 lastre in vetro oggetto del restauro finanziato dal “Gioco del Lotto” appartengono a un nucleo di circa 7.000 lastre in vetro di altissimo interesse culturale sotto i profili architettonico, storico, artistico e archeologico.
Le lastre selezionate per l’intervento conservativo presentavano alterazioni di vario tipo, come macchie, ingiallimenti, sbiadimenti, muffe, redspots (alterazione che si presenta sotto forma di macchie brune e rossicce) e, infine, il fenomeno dello specchio d’argento.
La maggior parte delle lastre non ha un autore certo, ma alcune riportano i nomi di fotografi di una certa fama come Evaristo Mauri, Alfredo Ferri e Mario Pes.
L’intervento di restauro è sintomo della più compiuta considerazione del bene fotografico e dell’interesse per la sua trasmissione al futuro.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
La digitalizzazione per la fruizione
Giovanni Pintori
Fino a qualche decennio fa la presenza di una camera oscura permetteva di stampare su carta fotografica tutte le tipologie di negativi, dalla lastra in vetro di grande formato fino alle pellicole di piccolo formato.
L’uso delle pellicole a colori e i costi sempre maggiori hanno portato al progressivo abbandono del laboratorio fotografico fino a far quasi dimenticare la specificità per cui il negativo esiste, ovvero trarre delle copie positive su carta.
Le modalità di fruizione delle immagini si sono ampliate enormemente grazie a dispositivi che permettono di realizzare, vedere e condividere fotografie, sia che nascano digitali sia che lo diventino a distanza di oltre un secolo dalla loro realizzazione e per questo motivo si è proceduto alla progressiva digitalizzazione delle lastre in vetro conservate negli archivi storici della Soprintendenza di Cagliari.
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L’archivio fotografico della ex Soprintendenza Archeologica di Cagliari
Claudio Buffa, Leonardo Corpino
L’Archivio fotografico dell’ex Soprintendenza archeologica di Cagliari è composto da circa 3.200 lastre e da oltre 100.000 riprese su altro supporto.
L’importanza dell’archivio è stata sempre sottolineata dalla sua continua fruizione da parte degli studiosi. Le lastre in vetro sono conservate in appositi schedari in ordine di numerazione progressiva e protette da buste che ne riportano i dati specifici, ma le stampe a contatto e gli ingrandimenti sono messi a disposizione del pubblico, ordinati topograficamente, inseriti su supporto cartaceo, conservati in schedoni di facile consultazione, dove sono stati riportati tutti i dati conosciuti.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
