MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO

La perdita, la guerra, il dolore

Duomo, le protezioni dei leoni stilofori nel 1941

L’emergenza bellica (1940-1945). Le misure di protezione del patrimonio culturale

Massimo Delogu

Il periodo della Seconda Guerra Mondiale ha rappresentato per l’amministrazione preposta alla salvaguardia dei beni culturali la prova più impegnativa tra quante, nello scorso secolo, la tutela del patrimonio culturale nazionale abbia dovuto affrontare.
L’amministrazione si fece carico assai per tempo della pressante esigenza di attuare misure di protezione del patrimonio in previsione degli eventi bellici, emanando una gran quantità di circolari fin dal 1939, tutte volte a sollecitare immediati provvedimenti di salvaguardia di opere mobili e edifici.
Raffaello Delogu, Soprintendente ai Monumenti e Gallerie e alle Antichità della Sardegna dal 1939 al 1953, si trovò a dover fronteggiare l’emergenza bellica col solo ausilio di due assistenti e di sette custodi salariati, tutelando così un patrimonio d’arte e architettura sostanzialmente privo di altre difese.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
Chiesa di San Bardilio, la facciata prima del crollo del 1909

La colpa e l’incuria. La triste storia della Chiesa di San Bardilio

Stefano Montinari

Uscendo da questa terra di morti, e volgendo a man sinistra, si trova a pochi passi la vecchia ed interdetta Chiesa di San Bardilio, nella quale vi era un monastero che i Frati dell’osservanza occuparono fino al 1508. Così Giovanni Spano descriveva nel 1861 la Chiesa di San Bardilio, oggetto di alterne vicende culminate nel crollo parziale del 1909 e nonostante i disperati tentativi dei vari soprintendenti di porre mano al suo recupero, talvolta con soluzioni progettuali non ortodosse.
Le fotografie dell’archivio fotografico della Soprintendenza rappresentano in questo caso le ultime immagini della Chiesa di San Bardilio che verrà demolita definitivamente nel 1929, a causa dell’ampliamento del Cimitero monumentale di Bonaria.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, ante 1943, prospetto

Le mutilazioni delle bombe. Le chiese di Sant’Anna e dei Santi Giorgio e Caterina

Antonella Manzo

A Cagliari i bombardamenti più devastanti si concentrarono per la maggior parte nel febbraio e nel maggio del 1943. In particolare nel pomeriggio del mercoledì 17 febbraio 1943, più di cento velivoli americani piombarono nel centro della città per sganciare a tappeto un gran numero di bombe di medio calibro e spezzoni incendiari. Il 26 febbraio, sempre nel primo pomeriggio, vi fu un ulteriore bombardamento sul porto e sul quartiere di Stampace: della Chiesa di Sant’Anna rimasero in piedi la facciata e il fianco sinistro con parte della cupola e della volta.
La Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, sopravvissuta ai bombardamenti di febbraio, venne gravemente danneggiata nel raid successivo.
La distruzione della nostra memoria e della nostra identità si attua attraverso la distruzione del nostro patrimonio, ma queste immagini sono testimoni che remano controcorrente e che si oppongono all’oblio.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
Chiesa del Carmine, ante 1943, vista dell’altare della Cappella Ripoll

Una ferita che ancora brucia. La Chiesa del Carmine

Stefano Montinari

La scheda dei danni di guerra, realizzata per molti edifici cagliaritani colpiti dai bombardamenti del 1943 e conservata negli archivi della Soprintendenza, testimonia lo stato di degrado della antica Chiesa del Carmine dopo quei tragici eventi: nella incursione del giorno 26 febbraio 1943 ha subito gravissimi danni la Cappella Ripoll, prima a destra (originaria). Nella successiva incursione del giorno 13 maggio sono crollate tutta la navatella di sinistra e la volta della navata centrale, ambedue originarie.
I tentativi di salvare quello che ancora restava in piedi della chiesa originaria da parte dell’allora Soprintendente fallirono miseramente e la chiesa venne purtroppo distrutta, ma di essa ci rimangono alcune preziose immagini precedenti ai crolli, oltre a quelle relative allo smontaggio dei resti.
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Chiesa di San Domenico, 1946, volta a crociera sul fianco sinistro dell’abside

Quando la tutela non basta. Il caso di San Domenico

Antonella Manzo

Come è noto, i bombardamenti del 1943 a Cagliari sono tra i più devastanti della Seconda Guerra Mondiale, forse i più feroci tra quelli alleati. Nell’ansia di confondere il nemico, non furono risparmiati edifici storici e religiosi che erano stati trasformati in rifugi e presidi sanitari. La Chiesa e il Convento di San Domenico furono distrutti per tre quarti, un’ala del chiostro completamente annientata, come il corpo principale della chiesa, di cui rimase in piedi la sola Cappella del Rosario. In San Domenico avevano trovato rifugio molti cagliaritani che lì trovarono la morte.
Le immagini qui pubblicate possono dirsi le ultime della vecchia San Domenico e in esse si sente tutta la nostalgia di un mondo irrimediabilmente scomparso.
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Potete leggere il testo integrale del saggio nel catalogo edito da Gangemi editore
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